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MASKS

Mi dedico, da un po’ di tempo, a progetti multisoggetto per svariate ragioni. In primis, per creare qualcosa che possa essere parte di un insieme più grande. Poi per definire varie sfaccettature di ciò che sento su un determinato argomento, dipingendone differenti sfaccettature a seconda del personaggio rappresentato.

Amo l’idea di celarsi dietro un volto che non è il proprio, poter esser altro rispetto a sé stessi creando così un alter-ego.

la composizione dei disegni del progetto a comporre la parola Masks

Perché le maschere sono, oltre ogni dubbio, portatrici di valori profondi. Esprimono emozioni amplificate, iperbolizzano concetti creando caricature umane. L’indossarle ci impone di essere ciò che esse rappresentano, con o senza il nostro consenso. Personalmente credo la maschera esca dal concetto fisico di riparo visivo, più semplicemente diventa l’interpretazione di qualcosa o qualcuno che solitamente non siamo. Di fatto vivo di maschere, quotidiane, immediate, mutevoli e personalizzate sulla base della persona che mi si pone davanti. Credo d’averne messe così tante, nella mia vita, da non riuscire a scindere la mutevolezza del mio esprimermi col prossimo dalla mia reale natura.

Il quadro di Arlecchino, una composizione geometrica creata attorno ad una circonferenza sottesa alla scritta Arlequin all'interno della quale spunta la tipa maschera solcata da linee colorata che vanno a comporsi formando intrecci cromatici con cerchio e quadro

Il riuscire a definirsi, per me, è sempre stato un po’ un dramma. Ho vissuto varie vite nella mia testa, ho vissuto tantissime fasi del mio corpo, ho vissuto tante persone diverse che hanno definito meglio le mie maschere interiori, scalfendo il viso con maggiore precisione, cesellando espressioni, conformando accenti e frasi con cui sempre meglio sono riuscito ad avvicinarmi al compiacimento dei miei interlocutori. Ma parimenti nessuno mai è riuscito a togliermi dalla coscienza quel vuoto dettato dall’essere per gli altri, prima che per me stesso.

la maschera di pierrot, bianco e nero, triste e accigliato, con due sottili righe nere di pianto a solcargli le guance
Il volto di Pierrot con le tipiche sopracciglia corrugate dallo sconforto, il collare circolare ricco di drappi e i grossi bottoni neri sul panciotto
Il dottore veneziano, tre figure di nero vestite coi tipici copricapi a becco ricurvo e i capelli a tesa larga si compongono in un intreccio di forme geometriche tra loro interconnesse, sullo sfondo una luna che cala nella laguna e una gondola...
il dettaglio dei dottori veneziani sulla gondola e il gondoliere che la governa, che si palesa essere uno scheletro armato di falce.

Forse l’unica cosa che è arrivata nel tempo a definire ciò che sono è questa ricerca costante di un concetto tramite l’immagine, questa continua ricerca di forme e geometrie in grado di combinarsi a formare un quadro complesso e al contempo semplice, questo comporre linee per suscitare un’emozione. Più lo vivo, più lo lavoro, più il tratto si definisce attorno a ciò che sono. Mi lascia e credo sempre mi lascerà un incolmabile vuoto che continuerò a indagare, ma sarò consapevole alla fine di tutto d’aver intrapreso la strada che volevo. Forse.

La maschera di Guy Faukes, un sanguinoso sfondo rosso mette in risalto il suo profilo messo a testa in giù, a formare una V
Dettaglo di Guy Faukes sul suo viso, reso ormai noto dal film "V per Vendetta". I tipici baffi alla Dalì. gli occhi incavati completamente neri, l'espressione machiavellicamente sorniona.
The Mask, la mashera indossata da Jim Carrey nell'omonimo film, prende vita in un quadro segnato da una serie di sinuose geometrie che definiscono la sagoma danzante del personaggio
Un dettaglio di The Mask, con focus su volto e cappello giallo a tesa larga, utile per rendere ancora più evidente l'insieme di geometri che vanno a comporre l'illustrazione
la composizione dei cinque ritratti creati per il progetto Masks.

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